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Emozioni: perché influenzano il lavoro

Emozioni: con questo argomento continuiamo il viaggio esplorativo nel mondo della comunicazione; capiremo da dove vengono, cosa sono, a cosa servono e ad imparare a conoscerle e gestirle al meglio per migliorare le nostre performance professionali.

I percorsi della comunicazione

Nei precedenti articoli abbiamo affrontato le tecniche della comunicazione parlando di “La comunicazione interpersonale ed i suoi assiomi”, “Il linguaggio non verbale, Il linguaggio del corpo” e del “Feedback: che cosa è e cosa non è“.

Oggi cerchiamo di capire cosa sono le Emozioni

La parola emozione deriva dal latino “emovere” e significa “trasportare fuori”. Indica un moto dell’animo in risposta a stimoli esterni o interni a noi. Possiamo quindi dire che si tratta di una manifestazione fisica, legata alla percezione di un evento che si verifica nell’ambiente o nel nostro spazio interiore mentale o fisico a cui attribuiamo un significato e spesso il senso ha origine da  circostanze vissute e sensazioni provate nel passato.

Da dove vengono le emozioni?

  1. Le emozioni hanno svolto un ruolo determinante nello sviluppo e nell’adattamento del genere umano al proprio ambiente. Hanno supportato i nostri avi fungendo da segnali per riconoscere i pericoli circostanti; e benché oggi non ci capiti più di trovarci a tu per tu con una tigre minacciosa, di fronte ad un pericolo le nostre reazioni sono le stesse. Il nostro cuore batte più forte, alcuni muscoli si contraggono, il nostro viso cambia espressione, sentiamo il desiderio di fuggire.
  2. Le emozioni influenzano inoltre la nostra percezione del mondo, in senso proprio e figurato:
    • In una situazione di pericolo, il nostro interesse si polarizza sui fattori che potrebbero spaventarci, al punto che talvolta non vediamo nient’altro e rimaniamo paralizzati.
    • Oppure, dall’altra parte, tutti noi abbiamo provato la sensazione di camminare a tre metri da terra o di vedere tutto rosa, quando la gioia e l’amore ci conquistano.
  3. Le emozioni hanno anche la funzione di comunicare con gli altri, talvolta senza neppure averne consapevolezza, attraverso il nostro LINGUAGGIO NON VERBALE.

L’emozione è un’esperienza soggettiva composta da diversi elementi?

  • Una quantità di cambiamenti fisiologici (accelerazione del battito cardiaco)
  • Una serie di sensazioni (stomaco chiuso)
  • Un certo numero di impulsi (“voglia di scappare”)
  • Il tutto coronato da una sequenza di pensieri (“non ce la farò”)

Sono state individuate alcune emozioni, definite primarie o fondamentali, e dalle quali deriverebbero tutte le altre.

Quali sono le sei emozioni di base?

Paul Ekman ha classificato le emozioni in base ai loro effetti sui muscoli, facendo emergere queste 6 emozioni di base; queste emozioni sarebbero presenti in tutte le culture e sarebbero universalmente identificabili attraverso delle espressioni facciali caratteristiche; queste sono:

  • rabbia
  • paura
  • disgusto
  • felicità
  • tristezza
  • sorpresa

Ciò che scatena le emozioni non è universale, ma bensì varia in base alla cultura, contesto e agli individui. Le emozioni mal gestite possono avere un effetto negativo sulla nostra salute, sia mentale che fisica.

Gioia, paura, rabbia, tristezza, sorpresa, gratitudine, meraviglia ….: tutte le emozioni trovano posto nella nostra vita. In generale, le emozioni vengono spesso suddivise in due categorie: buone o cattive, utili o inutili, desiderabili o da evitare. Tuttavia si tratta di una classificazione ingannevole e scorretta.

Le emozioni, infatti, sono tutte utili; eppure, alcuni effetti delle nostre emozioni su noi stessi o sugli altri possono essere giudicati negativi a causa delle reazioni che provocano.

A cosa servono?

Le emozioni hanno l’effetto di:

  • chiarirci le idee;
  • rafforzare il nostro sistema immunitario;
  • proteggerci dai pericoli;
  • farci prendere le decisioni giuste.

Automatismi sulle emozioni: vantaggi e svantaggi

Quando i nostri pensieri e i nostri comportamenti si manifestano automaticamente, senza essere consapevoli di ciò che stiamo facendo, vengono considerati degli automatismi. Il funzionamento automatico presenta vantaggi e svantaggi.

VANTAGGI

  • la velocità di esecuzione
  • svolgere più azioni nello stesso tempo
  • memorizzare dei procedimenti complessi

SVANTAGGI

  • quando si è già preventivamente inclini a provare emozioni negative, in seguito a fatti che ci hanno irritato precedentemente
  • pensieri che tendono a farci innervosire ancor prima che si svolga l’azione, condizionando quindi le nostre azioni e mettendoci già di cattivo umore

A volte gli automatismi non si rivelano utili, in quanto ci fanno perdere la possibilità di scegliere la risposta più appropriata in base al contesto. Le nostre emozioni sono collegate a sensazioni, impulsi e pensieri.

Imparare a conoscere le emozioni per una gestione efficace

 La capacità di imparare a gestire le emozioni Evitare le proprie emozioni è una soluzione poco efficace. E’ possibile evitare, tenere sotto controllo o scappare da un evento esterno (un animale feroce, una persona sgradevole…..) ma non è possibile evitare esperienze interiori come i pensieri e le emozioni. Quella che si crede una soluzione diventa in realtà un problema. Studi e ricerche hanno dimostrato che “schivare” le emozioni non solo è poco funzionale ma può anche avere l’effetto paradossale di ampliare, nel medio-lungo periodo, la nostra sofferenza.

Una delle competenze fondamentali che possiamo apprendere è “Sapere gestire le emozioni”. Non essere in grado di agire sul proprio stato emotivo significa essere in balia di forze interne con risultati dannosi o limitanti sulla nostra vita. Per fortuna sul proprio stato emotivo si può intervenire con una moltitudine di approcci, tecniche e su diversi livelli, tra i quali vi sono quello “energetico”, cognitivo e somatico.

Prima di ogni cosa, è significativo e utile apprendere quali sono gli errori classici in cui le persone incappano quando si trovano ad affrontare un’emozione “negativa” e disfunzionale.  In sintesi i 3 principali errori:

  1.  evitare l’emozione: davanti ad un’emozione spiacevole si tende, in modo spontaneo, evitare la situazione o la personae che pensiamo l’abbia provocata
  2. opporre resistenza: altra modalità, davanti ad un’esperienza emotiva si tende a negarla opponendo resistenza è quella di negare l’esperienza emotiva opponendogli resistenza; come si dice “ciò a cui resisti persiste”
  3. Identificarsi con l’emozione

Un’altra tendenza è quella di identificarsi con l’emozione che si sta sentendo, calandosi nell’identità dell’emozione in oggetto. Anche nel nostro linguaggio spesso ci esprimiamo in questo modo, “sono arrabbiato/impaurito/triste/deluso”, mentre dovremmo imparare a dire “in questo momento sto provando rabbia/paura/tristezza/delusione: Tra questi due modi di esprimersi, come si può notare, c’è una leggera ma considerevole differenza.

Un’emozione è infatti qualcosa che si prova, si sente, non qualcosa che si è. Il fare questa distinzione ci permette di prendere in considerazione una prospettiva neutrale e più obiettiva nei riguardi dell’emozione provata.

In sintesi: le emozioni sono la nostra più grande forza interiore, quella che ci differenzia dalle macchine e che ci consente di ricordare, di avere fiducia, di amare. Come tutte le grandi spinte evolutive però devono essere gestite nel modo più adeguato. Chi non gestisce le proprie emozioni disfunzionali è per lo più da loro controllato, con tutto quello che ne consegue.

E’ evidente comeimparare a gestirle”, anche con l’aiuto di un coach, sia una delle capacità fondamentali che possiamo acquisire come esperienza di empowerment personale. Attraverso il coaching si riescono ad reinterpretare i problemi trovando soluzioni, concentrandosi sul momento presente vivendo in maniera più produttiva.

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