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Fashion & luxury: il mercato delle acquisizioni

Le aziende del settore fashion & luxury hanno come prima peculiarità un elevato contenuto creativo. L’evoluzione di un settore in continuo cambiamento ha subito una brusca accelerata a seguito dei vari lockdown causati dal Covid-19. Per non essere spazzati via dal mercato è necessario diversificare la produzione e aggiornare il personale, a partire dalle figure manageriali.

Fashion & luxury. Woman

Requisiti dei manager nel fashion & luxury

Per diventare manager di un’azienda che opera nel mercato della moda occorre saper coniugare una serie di competenze trasversali a tutti i settori merceologici.

Per cominciare, una solida base di skill manageriali contestualizzate a un settore in cui la vena artistica è importantissima, sono la chiave vincente per crescere in questo ambiente.

Le competenze richieste dal mercato spaziano dalla capacità di posizionare il marchio, ai processi basati sull’estro e sul pensiero divergente. Sono regole generali sempre valide, a maggior ragione in un settore estremamente competitivo come il fashion & luxury. Vediamo le principali nel dettaglio:

Brand strategy

È la capacità di raccontare la storia di un’azienda con un logo, un’immagine o un suono. Il brand deve essere posizionato in modo distintivo rispetto ai competitor, tramite un segnale ricorrente e riconoscibile. Comunica istantaneamente agli interlocutori di cosa si tratta, cosa rappresenta e perché lo vogliono.
Utilizzare il corretto storytelling è fondamentale per rendere desiderabile un marchio ai consumatori.

Comunicazione e marketing

Straordinarie capacità di comunicazione sono determinanti nell’industria della moda. Occorre comunicare in modo rapido e persuasivo, il che richiede il giusto mix di precisione, sicurezza e concisione.

Sviluppo aziendale

Il bravo manager deve sapere che quello del fashion & luxury è un settore che va oltre al concetto semplicistico di vendere un prodotto: tutto comincia con la visione imprenditoriale che deve poi essere supportata dal budget. Senza i fondi adeguati l’azienda non può crescere, per questo motivo occorre un piano con una strategia chiara.

Visione imprenditoriale

La vision deve essere chiara e semplice e deve rappresentare non solo il brand, ma anche il target a cui si rivolge.

Come innovare i settori del lusso e della moda

Non è semplice fare innovazione in un settore come quello della moda, soprattutto in quella di lusso. Il concetto di avanguardia deve convivere con quello di valore della tradizione, tradire le proprie radici potrebbe far cambiare la percezione del brand rendendolo non riconoscibile agli occhi del pubblico.

La questione è davvero molto articolata rispetto ad altre tipologie di aziende, infatti occorre proiettare nel futuro l’identità di un marchio che spesso risulta essere apprezzata proprio per la continuità dei suoi contenuti. Il rapporto tradizione-innovazione coinvolge l’intero ecosistema aziendale dalla produzione alla distribuzione, fino alla comunicazione.

Il coinvolgimento del cliente è già diventato determinante in molti settori, come per esempio quello del beauty, del food e dei beni di largo consumo. Sentendosi parte della creazione del prodotto che desidera, il cliente è spinto in maniera naturale ad acquistarlo.

Il mondo del fashion deve però prestare attenzione a un equilibrio delicato perché l’engagement totale del potenziale acquirente può risultare penalizzante: il cliente è disposto a pagare un prezzo cosiddetto premium per un capo che non sia accessibile a tutti e che mantenga un’aura aspirazionale. Se il prodotto invece è percepito come disponibile alla massa, paradossalmente l’interesse diminuisce.

Fashion & luxury nel Made in Italy

Il Made in Italy continua a rappresentare un grandissimo vantaggio competitivo nel settore del lusso perché ancora oggi è sinonimo di qualità.

La tradizione artigianale italiana, rinomata da secoli in tutto il mondo, garantisce a qualunque azienda di essere percepita come “autentica” anche se dovesse entrare a far parte di una multinazionale asiatica.

I brand del comparto fashion & luxury del Belpaese hanno un valore iconico che risiede nella proiezione futura di una tradizione consolidata: il prodotto rimane esclusivo ed elitario al di là dei cambiamenti che avvengono nel mercato.

Tuttavia la mappa del lusso sta diventando sempre più articolata e i bisogni dei consumatori sempre più specifici e sfidanti. I potenziali acquirenti non si accontentano più di un’offerta standard e il mercato, spinto dalle pressioni degli influencer, è in costante evoluzione. Per le imprese è diventato quasi impossibile competere come singole unità senza valutare nuove strategie di business development.

Soluzione al cambiamento delle aziende del settore modaiolo

Il gruppo francese LVMH ha acquisito la maggioranza delle quote di Etro e Off-White, mentre Richemont ha deciso di ampliare la propria offerta – storicamente focalizzata su orologeria e gioielli – includendo nel suo gruppo la maison belga leader nella pelletteria Delvaux. La mossa si è rivelata particolarmente azzeccata poiché gli accessori, come per esempio le borse, rimangono gli articoli più venduti del fashion system.

Mandelli, storica azienda operante nella distribuzione di componentistica e ricambi per biciclette, ha rilevato la maggioranza di Tucano Urbano estendendo il proprio business al segmento abbigliamento e accessori per moto e scooter.

Cambio di proprietà anche per Caractère – brand attivo nella moda femminile – che lascia Miroglio Fashion per entrare a far parte di Baw Milano, società del gruppo Bucalo che è proprietaria anche del marchio di abbigliamento maschile Facis. L’obiettivo di questa acquisizione è quello di crescere nel segmento “premium” e sviluppare una maggior brand awareness entrando nel canale fashion donna.

Questa rivoluzione non è altro che la risposta delle imprese al rallentamento delle vendite derivante dalla pandemia di Covid-19 che ha intaccato soprattutto il mondo del retail. Le aziende più grandi e strutturate hanno deciso di giocare d’anticipo e puntare su nuove fette di mercato.

Invece i player di medie dimensioni (brand verticalizzati o monoprodotto), che non hanno potuto contare sul supporto finanziario di un grande gruppo, hanno sofferto il contraccolpo causato dalle varie restrizioni. Per loro la crisi è stata dirompente poiché non hanno potuto mettere in atto alcuna strategia di diversificazione.

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