Con il termine Job Hopping, si intende un fenomeno sempre più diffuso, nel quale si passa da un lavoro all’altro, cambiando frequentemente azienda e talvolta anche città.
Questo fenomeno si è diffuso molto tra i giovani, che tendono ad affrontare più percorsi professionali possibili, alla ricerca del lavoro “dei sogni”. Sembra infatti che si sia fatta largo la convinzione che per un migliore percorso di crescita professionale, sia necessario cambiare più posizioni lavorative possibili.
“Negli ultimi anni è cambiata la prospettiva anche in Italia e in Europa: aumentano le persone che scelgono di rimanere nella stessa azienda solo per brevi periodi – afferma la prima Master Certified Coach in Italia, Marina Osnaghi – Non si pensa più alla carriera come ad un percorso lineare, che va dalla cosiddetta “gavetta” all’esperienza, ma si cambia frequentemente alla ricerca di benefit più vantaggiosi.
I millenials, protagonisti del job hopping
La nuova generazione (Y), ovvero i giovani nati tra il 1982 e il 2000, sono i soggetti principali del job hopping. Sembra che questo fenomeno sia determinato anche dal fatto che questa generazione Y abbia maggiore dimestichezza con i media e le tecnologie digitali. Questa tendenza a cambiare spesso lavoro, sembra abbia anche degli aspetti positivi, purché venga svolta in modo professionale.
Uno dei motivi principali che spingerebbe i giovani a cambiare continuamente posto di lavoro, sarebbe il fatto che si sentono poco coinvolti e stimolati.
Pro e contro di essere un Job Hoppers
Uno dei quesiti che ci si pone più spesso, è se il Job Hopping abbia più aspetti negativi o positivi. Questa tendenza può considerarsi come un’arma a doppio taglio, infatti va gestita in modo altamente professionale o potrebbe solo nuocere alla propria carriera lavorativa.
Pro del Job hopping
- ampliamento delle proprie skills
- capacità elevata di adattamento
- ampliamento della propria rete di conoscenze lavorative
- possibilità più elevate di generare nuove opportunità di lavoro
Contro del Job hopping
- difficoltà nel raggiungere un elevato grado di conoscenza del proprio settore
- la frequenza ravvicinata di cambiamento del lavoro potrebbe esser vista come una scarsa fedeltà nei confronti dell’azienda
I recruiter conoscono bene questo fenomeno e apprezzano molto la trasparenza del candidato, sia in fase di selezione che in fase di colloquio. Sicuramente il voler argomentare in modo efficace le proprie motivazioni, può rendere il proprio CV più dinamico. L’importante è quello di essere percepiti come una risorsa dalle competenze diversificate, che effettua le proprie scelte in modo oculato.
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